Luogo: Foresta di Sant'Antonio
Ci sono dei luoghi che nonostante le altezze modeste sanno regalare una frescura insperata, con in più la ricchezza di boschi che sembrano volerti raccontare storie di un tempo che fu, o da cui paiono uscire da un momento all’altro tutti gli esseri che lo popolano. Non so bene perché, ma la Foresta di Sant’Antonio ha un’attrattiva particolare: sarà perché ha una morfologia accidentata ricca di balzi rocciosi e anfratti, o perché le sue innumerevoli arterie d’acqua e sorgenti purissime sembrano non finire. Sarà forse perché è ricca di particolarità botaniche per cui, oltre ai meravigliosi faggi a quote collinari che vivono in comunità con noccioli, aceri, cerri, ontani e sambuco, si trovano le sorprendenti praterie sommitali a brugo, poa bulbosa e nardo cervino, oltre alle numerose fioriture, tra cui alcune protette come il raponzolo scorzonera e il garofanino di prato.
Partendo poco lontano da Reggello, affiancheremo e cammineremo sul Resco prima e sul Borro di Sant’Antonio poi, attraversando i caratteristici ponticelli in legno per raggiungere Case Sant’Antonio, attualmente un bellissimo rifugio ben restaurato ed attrezzato. Da qui, fra gli abeti bianchi e di nuovo il bosco ceduo che ora protegge le antiche fornaci e manufatti, ci spingeremo fino al Poggio Massa Nera (1075 m), da dove, come chi qui prende il volo in parapendio, i nostri occhi si lanceranno sul più lontano orizzonte fino all’Appennino e alle Apuane.
Parlare poi di tutto il resto, della storia di questo complesso forestale dal Medioevo ad oggi, in cui i Vallombrosani hanno fatto la loro parte, così come chi in questi boschi lavorava, coltivava e pascolava il bestiame, ci sarà tempo nel nostro cammino.
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