Luogo: Poggio Scali, Parco Nazionale Foreste Casentinesi
La nostra giornata partirà e si concluderà all'Eremo di Camaldoli, laddove Romualdo all'alba del Mille volle ritirarsi in preghiera. Una storia che lo riguarda racconta che la capannuccia che lo ospitava si trovava al riparo di un bel faggio, e che quando i boscaioli inviati dal proprietario del terreno lo invitarono più volte a spostarsi per evitare che il faggio tagliato lo investisse, egli ogni volta si rifiutò...sapete come andò a finire questa storia? Lo racconteremo durante la giornata: una storia che segna il legame profondo di questi boschi con la spiritualità e con l'esigenza di preservarne l'esistenza.
Il territorio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna ha per ogni stagione meraviglie da regalare, grazie da una parte alla sua complessa e ricca storia millenaria, dall'altra perché dal 1993 è sottoposto a conservazione.
Due motivi che sembrano contraddirsi, ma attraversandolo da amante della natura, storico o paesaggista vi si ritrova un unicum perfettamente armonico e integrato.
Il Parco ha fra i suoi monti Poggio Scali (1520 m), terza cima più alta dopo Falco e Falterona: una sporgenza lungo il crinale, presso la quale passava una mulattiera tra il versante toscano e quello romagnolo; per la sua ripidità in questa parte, era chiamata "via di Scali". È qui che attualmente insiste la Riserva Integrale di Sasso Fratino, la prima in Italia (1959), una delle aree più importanti a livello europeo per la presenza di faggete vetuste mai sottoposte al taglio.
Noi ne staremo ai margini percorrendo la via di crinale, il “gran giogo” di cui parla Dante nel Purgatorio, che porta invece segni del passato di grande frequentazione umana, come via di transito e di lavoro. All'andata, l'altro tratto più a valle nel versante tirrenico concede begli affacci sulla catena del Pratomagno.
La nostra meta, Poggio Scali, ci regalerà poi una veduta a perdita d'occhio ad abbracciare tutto il Parco tra il massiccio Falco-Falterona e il Monte Penna che domina Chiusi della Verna. Nelle giornate limpide, si scorgono da una parte le Alpi, dall'altra la catena appenninica fino ai Monti Sibillini e Reatini.
Il nostro interesse sarà infine catturato dalla presenza di fioriture che in questo periodo raggiungono la loro massima espressione; fra tutte, il Trollius europaeus, il cosiddetto botton d'oro, con i sepali disposti a sfera per proteggere stami e pistilli. Un'altra meraviglia del Parco che qui ha l'unica stazione, di cui esser felici e rispettosi.
N.B. per precisa scelta sul nostro modus operandi, non chiediamo acconti. Tuttavia raccomandiamo, per questioni organizzative, che l'eventuale disiscrizione per fondati motivi sia comunicata quanto prima.
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