Luogo: Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Bidente di Celle
Ortaccio, Mandriacce, Bercio, Fossacupa, Satanasso: nomi che questi luoghi si sono meritati per l'uso che l'uomo ne ha fatto, o per quello che la sua immaginazione ne rimandava; nomi che in qualche modo ne richiamano l'asprezza, la fatica, la maledetta oscurità per la conformazione, canyon, valli strette e ingrate, che poco o nulla regalavano alle possibilità umane. Nonostante questo, fino a 80 anni fa, erano valli e crinali abitati, dove ogni casa che ora è perlopiù un romantico rudere, ospitava una famiglia, spesso numerosa, dove si strappava terreno ai boschi e alla natura per coltivare orzo, mais, lino, patate, castagni. Qui possiamo camminare grazie anche a quelle opere di ingegneria umana semplici ed eterne che sono le strade acciottolate, i muretti che creano terreno coltivato e quelli che delimitano e stabilizzano le vie. Ancora lì, oggi a riempirci il cuore mentre le attraversiamo pensando a chi, invece, qui non era di passaggio, ma ci trascorreva la sua esistenza. Attraverseremo la valle del Bidente delle Celle, fino a spingerci ad un'altezza di 975 metri con il Monte della Maestà; valle che più in basso, insieme ad altri torrenti, va ad alimentare il Bidente, che nel suo antico nome di Aqueductus porta il suo destino.
Insieme alle tracce umane che contraddistinguono il nostro cammino, con il panoramico tratto delle Ripe Toscane (ma che sono tutte in Romagna) che richiedono passo fermo e sicuro, ci immergiamo ancora nella natura che ha oggi ripreso più spazio con i suoi boschi misti, e si fa sentire più potente attraverso il richiamo del cervo in amore, che proprio in questo periodo apre le danze.
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